Indennità più equa in caso di esproprio

Indennità più equa in caso di esproprio


La Corte Europea dei diritti dell’uomo, con una sentenza promulgata il 29 luglio scorso, ha stabilito il diritto a un’indennità più equa per chi abbia subito un’espropriazione.
L’indennizzo spettante al proprietario deve essere commisurato al valore del bene espropriato, in modo che risulti un giusto equilibrio tra l’interesse generale e la tutela della proprietà privata.


La sentenza ha definitivamente chiuso la questione relativa all’applicazione dell’articolo 5 bis della legge n. 359 del 1992, secondo cui, nella liquidazione dell’indennità di esproprio, il valore del bene è ridimensionato di circa il 50%.


Il metodo di calcolo adottato risulta piuttosto restrittivo, anche se si tratta di una misura di carattere “provvisorio, eccezionale e urgente”, volta a risanare le finanze pubbliche, la cui efficacia durerà soltanto fino a quando non saranno prese misure a carattere più “strutturale”.


La Corte europea, con riferimento a una causa giudiziaria specifica avviata nel 1991 ha definito illegittima la quantificazione dell’indennizzo, ravvisando la violazione dell’art. 6 della convenzione europea dei diritti dell’uomo (diritto all’equo processo) e dell’art. 1 del protocollo allegato (protezione della proprietà).


I cittadini che hanno fatto ricorso, infatti, avevano dichiarato come “ridicola” l’indennità ricevuta per il bene espropriato.


Dai giudici della Corte Europea il calcolo dell’indennizzo, dunque, è stato considerato una violazione del principio dell’equo bilanciamento degli interessi, sino al punto di riscontrarvi una soppressione del diritto di proprietà.


D’ora in poi, grazie all’intervento della Corte Europea, ai cittadini espropriati, verrà riconosciuto il diritto di ricevere un indennizzo, che sia calcolato sempre “ragionevolmente in rapporto” al valore di mercato del bene.

Studio Gortan – Partita I.V.A. 00884510322